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Bias cognitivi: che cosa sono e quali sono i più comuni?

I bias cognitivi sono schemi di deviazione nei processi mentali di giudizio. Il termine, di derivazione incerta, proverrebbe dal francese antico e si tradurrebbe con “obliquo” o “inclinato. In particolare, essi rappresentano la tendenza a creare una realtà soggettiva, basata sull’interpretazione delle informazioni in possesso.

L’aspetto negativo dei bias cognitivi è quello per cui l’utilizzo di informazioni circostanziali, talvolta, può portare a un errore di valutazione o a mancanza di oggettività di giudizio. Tali comportamenti mentali, nel corso dell’evoluzione dell’individuo, possono rappresentare degli adattamenti oppure possono far emergere la mancanza di meccanismi mentali di difesa adeguati.

La scienza cognitiva e la psicologia sociale studiano questo fenomeno. Ci riferiamo, dunque, a un argomento di grande fascino, per il quale esiste un’abbondante letteratura, anche online. Per conoscerli in modo approfondito occorre studiarli in corsi di studio specifico e, magari, conseguire una laurea online in psicologia.

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Quali sono i principali bias cognitivi?

Come evidenziato poc’anzi, i bias cognitivi sono distorsioni dell’elaborazione di informazioni che, in quanto tali, possono influire sulla capacità di giudizio e di decisione. Ne esistono tantissime tipologie, alcune delle quali sono piuttosto comuni, come ad esempio quello di conferma che consiste nel confermare le proprie convinzioni escludendo, a priori, qualsiasi prova possa affermare il contrario di quanto si crede.

Un altro bias piuttosto diffuso è quello dell’ancoraggio. Questo si verifica quando una persona si basa solo su un’informazione iniziale in proprio possesso per trarre un giudizio sommario della situazione in cui si trova. Similmente accade con il bias cognitivo della primacy” che consiste nel confermare la propria opinione considerando solo la parte iniziale di informazioni pervenute.

Infine c’è il bias della sicurezza, ovvero quello per cui l’individuo sovrastima la probabilità di eventi rari ma catastrofici, sottovalutando la probabilità di eventi più comuni ma meno gravi.

Come si utilizzano i bias cognitivi nella terapia psicologica?

Tutti questi bias cognitivi possono avere un impatto significativo sulla vita quotidiana e sulle decisioni importanti, dal momento che influiscono sul modo in cui si interpretano le informazioni e anche su come si prendono le decisioni.

Conoscerli grazie al supporto di un terapeuta è molto importante perché aiuta a capire quando si attivano e come proteggersi, superando difficoltà di vario genere in ambito relazionale, lavorativo o familiare.

Il campo di studio dei bias cognitivi è talmente ampio da trovare applicazione in numerosissimi ambiti, dalla psicologia scientifica ed applicata alla sociologia, passando anche per il campo pubblicitario e il marketing. Il tema è trattato anche sul fronte della crescita personale, proprio perché la presenza di bias cognitivi nel modo di ragionare può influire negativamente sulla qualità della vita.

Certamente la laurea in psicologia è l’occasione ideale per studiare i bias cognitivi nella loro interezza, soprattutto da parte di chi intende avviare una carriera nel campo della psicologia cognitiva. L’argomento è certamente affascinante, motivo per cui potrebbe essere approfondito anche da un “profano”, magari consultando il proprio psicologo di fiducia.

Redazione