Ti ho già parlato diverse volte dei vari aspetti motivazionali che possono sostenere una sana alimentazione e il raggiungimento degli obiettivi preposti:
- mete ben definite, possibili e misurabili
- motivazione al benessere globale
- previsione di imprevisti e scuse
Tuttavia potresti aver notato che la questione si mantiene lo stesso:
non riesci a perder peso o raggiungere il peso che desideri.
Forse, potrebbero essere presenti altri tipi di meccanismi che ti tengono “bloccata” nel problema.
In questo articolo (e nel prossimo) cercherò di spiegarti meglio come si sviluppano e si mantengono alcune problematiche alimentari.
Recentemente la classica distinzione dei disturbi alimentari è andata un po’ scemando, in favore di una visone più globale, di un unico disturbo complessivo che può prendere diverse ramificazioni, ma che risulta sostenuto da meccanismi più o meno simili.
Si è giunti a questa conclusione anche grazie all’evidenza clinica per cui diverse persone, inizialmente affette da un tipo di disturbo alimentare, tendono nel corso del tempo, a migrare verso un altro tipo di problematica sempre legata al cibo o al corpo.
Di seguito cercherò di spiegarti come funzionano, in alcune persone, i problemi alimentari.
Se ritieni di non essere vittima di questi meccanismi, forse troverai più utile il prossimo articolo, in cui parlerò di caratteristiche psicologiche che possono favorire l’insorgenza di un “brutto” rapporto con l’alimentazione.
Approfondimento
I circoli viziosi nei disturbi alimentari
L’approccio cognitivo comportamentale mette in evidenza alcuni circoli viziosi che tendono a svilupparsi nei disturbi dell’alimentazione, e che andrebbero spezzati il prima possibile.
In primis si nota una generale tendenza a dare eccessiva importanza al peso, alle forme corporee e al controllo dell’alimentazione per sentirsi a posto e fieri di se stessi.
L’attenzione posta su questi elementi porta a programmare diete rigide e restrittive.
A questo punto possono accadere due cose:
- la persona segue scrupolosamente le regole alimentari che si è prescritta e così facendo tende ad andare verso il sottopeso
- la persona può non riuscire ad attenersi alle regole che si era prescritta e finisce per “sgarrare” alla dieta
Le conseguenze dei circoli viziosi nei disturbi dell’alimentazione
La persona tende ad andare verso il sottopeso
Questa condizione si rivela pericolosa, in quanto può portare a svariate conseguenze negative per il fisico e per la psiche.
La condizione di sottopeso e ipoalimentazione può causare danni cardiovascolari, danni renali, alterazioni metaboliche, disturbi gastrointestinali, anomalie ossee, arresto della crescita, infertilità.
Ma anche i processi mentali vengono compromessi: al calo di peso corrisponde un peggioramento nei livelli di attenzione, concentrazione, interesse sessuale e stati depressivi.
Questi ultimi in particolare, mantengono la bassa stima di sé e l’attenzione verso il corpo, in una spirale continua.
La persona “sgarra” dalla dieta eccessivamente restrittiva
Per contro, la persona può non riuscire ad attenersi alle regole che si era prescritta (perché troppo rigide o per via di particolari momenti emotivi) e finisce per “sgarrare” alla dieta.
Gli sgarri, le cosiddette abbuffate, possono essere più o meno oggettive, ossia la persona può realmente mangiare cibo in eccesso o semplicemente mangiare più di quanto si era proposta di fare, ma in un modo che da altri sarebbe ritenuto normale.
Problemi con il cibo: Il senso di colpa e la vergogna
In entrambi i casi, nella persona emergono sensi di colpa o vergogna per la trasgressione commessa e spinte a “rimediare”.
Un primo rimedio è quello di aumentare la restrizione alimentare il giorno successivo (quindi si dice che l’abbuffata mantiene le regole ferree).
Un altro rimedio è quello di compensare l’entrata di cibo con la sua eliminazione.
L’abbuffata e la perdita di controllo sulla dieta e sulle porzioni di cibo che “si possono mangiare” viene compensata con:
- l’autoinduzione di vomito
- l’uso di lassativi o diuretici
- il ricorso ad eccessiva attività fisica
I meccanismi di compensazione dopo l’abbuffata
Tutti questi meccanismi di compensazione sono nocivi, sia per il mantenimento del disturbo stesso in quanto la persona sente di avere sempre a disposizione un rimedio qualora abbia voglia di abbuffarsi, sia per il fisico.
A livello fisiologico si verificano infatti alterazioni elettrolitiche, i cui principali sintomi sono:
- sete
- vertigini
- debolezza
- ritenzione idrica
- gonfiore di gambe e braccia
Questi ultimi in particolare, possono essere travisati come segnali di “grassezza” e quindi possono essere intesi come strumento per poter mantenere il circolo vizioso di abbuffata e dieta punitiva.
Possono manifestarsi anche rigonfiamenti delle ghiandole salivari e danni ai denti (a causa dei succhi gastrici acidi presenti nei reflussi).
Spesso la preoccupazione per le forme corporee porta le persone con disturbi alimentari a mettersi a paragone con altri, ma questo confronto non è mai “equo”: si prendono in considerazione soltanto alcuni aspetti della persona che si ha come modello (cosce, fianchi, pancia) e non la totalità della sua persona e del suo carattere!
Il continuo monitoraggio del corpo può manifestarsi con ripetute pesate sulla bilancia, le quali favoriscono il dubbio e la preoccupazione sul peso, dal momento che durante il giorno il peso fluttua normalmente in continuazione.
E’ necessario sapere che la perdita o aumento di peso reale si può notare soltanto a distanza di alcune settimane.
Anche i comportamenti di rifiuto rispetto al corpo come:
- evitare di pesarsi,
- evitare di andare in luoghi in cui bisogna mostrare il corpo come le palestre o le piscine
- evitare di guardarsi allo specchio
sono estremi a cui non si dovrebbe arrivare, in quanto non consentono una sana gestione del proprio corpo e una reale presa di coscienza di sé.
Questi meccanismi sono responsabili del mantenimento dei problemi alimentari (anche se non tutti si presentano in tutti i casi) e per questo vanno immediatamente trattati nelle prime fasi di una psicoterapia cognitivo comportamentale.
Successivamente ci si dedicherà alla comprensione delle origini più profonde del disturbo alimentare, per evitare la nuova insorgenza del problema a distanza di tempo.
Nel prossimo articolo approfondiremo alcuni di questi aspetti.