Noi donne quando siamo a dieta, abbiamo la tendenza a etichettare tutti gli alimenti che mangiamo e vediamo al supermercato, come alimenti “buoni” o alimenti “cattivi“.
Per la nostra coscienza ciò che etichettiamo come un alimento “buono” è quell’alimento che non supera la soglia calorica che il nostro cervello accetta come ok per non ingrassare, mentre un alimento etichettato come “cattivo” è l’alimento che supera tale soglia psicologica.
Quindi quando siamo a dieta, stiamo attente a non superare la soglia psicologica di calorie e grassi a cui dobbiamo far riferimento, per vederci e sentirci bene con noi stesse. Per cui quando mangiamo alimenti “buoni” siamo buone e ci sentiamo bene con noi stesse, ma quando mangiamo alimenti “cattivi” siamo cattive, deboli e ci sentiamo a disagio.
Non c’è dubbio sul fatto che ci siano alimenti migliori di altri a livello nutrizionale e calorico, ma io credo che non dovremmo mai sentirci in colpa, se ogni tanto ci concediamo una fetta di torta o una pizza nei weekend, perché si mangia bene e sano tutta la settimana, non vedo il perché non dovresti meritarti una piccola gratificazione alimentare ogni tanto.
Quello che sto cercando di dire è che secondo me, per il buon esito di una dieta sana, smettere di etichettare il cibo e non avere paura di lasciarsi andare a qualche trasgressione alimentare è d’obbligo, perché in questa maniera capisci che se una volta ogni tanto, senti di voler mangiare una pizza o un po’ di patatine fritte lo puoi fare, senza sentirti in difetto o in colpa.
Hai mai etichettato il cibo? Hai mai mangiato un alimento “cattivo” sentendoti poi in colpa?
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