Ipercolesterolemia è un termine che descrive una condizione patologica caratterizzata da un valore di colesterolo totale nel sangue uguale o superiore a 240 mg/dL.
Nel caso in cui i valori di colesterolemia siano compresi tra 201 e 239, la situazione è considerata borderline, ovvero non ancora patologica, ma tale da richiedere attenzione., È opportuno monitorarla con maggiore frequenza.
L’ipercolesterolemia, popolarmente nota come “colesterolo alto”, è un’alterazione piuttosto diffusa nella popolazione generale e interessa, anche se con percentuali diverse, sia uomini che donne.
Se gli esami del sangue indicano la presenza di ipercolesterolemia, è opportuno non sottovalutare la situazione poiché livelli eccessivi di colesterolo sono un importante fattore di rischio per lo sviluppo di disturbi cerebro-cardiovascolari. L’ideale è prevenire tale problematica o, qualora sia stata riscontrata, trattarla in modo adeguato.
Approfondimento
Perché si deve evitare una condizione di ipercolesterolemia?
Quando i livelli di colesterolo sono eccessivi, il colesterolo LDL, quello definito solitamente “colesterolo cattivo”, tende a depositarsi sulle pareti delle arterie, formando nel tempo placche aterosclerotiche che, oltre a indurire le pareti arteriose, ostacolano anche il flusso del sangue, con aumento del rischio di ipertensione arteriosa, ictus e infarto miocardico.
Quali sono i livelli desiderabili di colesterolo?
Le attuali linee guida definiscono come “desiderabili” i seguenti valori:
- colesterolo totale: fino a 200 mg/dL;
- colesterolo LDL (colesterolo “cattivo”): fino a 100 mg/dL;
- colesterolo HDL (colesterolo “buono”): non inferiore a 50 mg/dL.
È però corretto sottolineare che questi valori si riferiscono a soggetti adulti in buone condizioni di salute. Infatti, per chi è stato colpito da un evento cerebro-cardiovascolare, come un infarto, l’indicazione è quella di cercare di mantenere un valore di colesterolo LDL inferiore ai 55 mg/dL.
Le possibili cause dell’ipercolesterolemia
In rari casi, l’ipercolesterolemia è causata da mutazioni genetiche che determinano un notevole aumento delle concentrazioni plasmatiche di colesterolo LDL. In questo caso si parla di “ipercolesterolemia familiare”. Ne esistono due forme, una meno grave, eterozigote, e una più grave, omozigote.
Fatti salvi i casi legati alle mutazioni genetiche, lo sviluppo di ipercolesterolemia è per lo più dovuto a uno stile di vita non corretto: alimentazione sregolata, sovrappeso, sedentarietà, consumo eccessivo di alcolici ecc.
In sostanza, i fattori coinvolti sono più di uno ed è per questo che spesso si parla di “cause multifattoriali”.
Altri fattori coinvolti, e non modificabili, sono l’età, il sesso (l’incidenza di ipercolesterolemia aumenta dopo la menopausa) e l’etnia.
Profilo lipidico: ogni quanto effettuare i controlli?
Con profilo lipidico ci si riferisce a un esame del sangue che mostra i valori di colesterolo totale, colesterolo HDL, colesterolo LDL e trigliceridi. Conoscendo questi valori, il medico curante può valutare il rischio cardiovascolare di un soggetto.
Per quanto riguarda la frequenza dei controlli, nel caso di soggetti adulti senza fattori di rischio, alcuni medici chiedono un primo controllo verso i 25-30 anni. Qualora i valori rientrino nella norma e la persona non presenti altri fattori di rischio cardiovascolare, il test può essere ripetuto ogni 4-6 anni.
Nel caso di soggetti con fattori di rischio come diabete mellito, ipertensione arteriosa, obesità, dieta ricca di grassi saturi, sedentarietà e familiarità per malattie cardiovascolari, i controlli devono essere fatti con maggiore frequenza, per esempio ogni anno. Se il rischio cardiovascolare è particolarmente elevato, il medico potrebbe consigliare anche controlli semestrali.
In sostanza, la frequenza dei controlli dipende molto dalle condizioni di salute della persona e, ovviamente, dalle valutazioni del medico curante.